Mi vergogno a dirlo, ma grande e grosso come
sono, mi piacciono ancora oggi adesivi e figurine.
Ci dev’essere qualcosa di magico nel contemplare
l’immagine a colori, staccarla dal suo supporto, stare attento a non farla
appiccicare alle dita, ed attaccarla più o meno diritta. Se però mi chiedete
che cosa ci trovo di divertente in tutto questo, razionalmente non so
rispondere. Forse è il piacere di un gesto che mi riporta agli anni verdi.
Forse sono semplicemente matto.
Non devo essere l’unico, però. Per quanto riguarda l’album dei calciatori Panini, conosco altri che, come me, hanno fatto finta di tramandare questa passione ai figli, in realtà per continuare a coltivarla loro, dato che i ragazzini hanno ben altro da fare che incollar figurine, e ormai pensano solo a videogiochi e cellulari. Inoltre, come dimenticare che anni fa, a ristampare gli album Panini, fu addirittura L’Unità, serissimo quotidiano fondato da Antonio Gramsci?
Vedo poi che il mercato continua a proporre
iniziative rivolte ai “grandi”. Per esempio, nel 2020, la Gazzetta dello Sport ha lanciato in edicola una collana settimanale
di ristampe di Kriminal, celebre
fumetto degli anni Sessanta (in realtà già concluso quando io cominciai a
leggere massicciamente fumetti da bambino), ed ha proposto, in allegato al
primo numero, un album di figurine che riproduce tutte le copertine della serie
originale (diverse da quelle realizzate per le ristampe). Ogni numero della
collana contiene quattro figurine da appiccicare, e non v’è altro modo per
completare l’album se non comprare tutti i numeri della serie. Ebbene, confesso
che io mi sono sobbarcato l’impresa (ben 114 numeri, ormai prossimi alla
conclusione) quasi esclusivamente per le figurine.
L’iniziativa deve aver avuto successo, perché
prima ancora di concludere la collana di Kriminal, l’editore qualche settimana
fa ne ha lanciata una gemella su Satanik
(altro personaggio coevo, sempre ideato dalla stessa mano, quella di Max Bunker) ed ha replicato lo stesso
schema: album allegato al primo numero e quattro figurine per ogni uscita
settimanale.
Se si considera che il bacino di utenza di queste collane è certamente quello degli over 50, si può serenamente concludere che non sono l’unico bambinone in circolazione.
Le figurine hanno la loro naturale destinazione
nell’album ad esse abbinato; più complicata è la gestione degli adesivi.
Ce ne sono sempre stati molti in circolazione.
Quelli che uscivano in allegato ai fumetti, soprattutto nei primi numeri o in
quelli celebrativi:
quelli distribuiti nei negozi all’acquisto di
particolari articoli (ricordo, chissà perché, quelli della Wrangler dedicati ai
nativi americani).
Quelli che si acquistavano in cartoleria. Ma il
punto era sempre lo stesso: dove appiccicarli?
Confesso che alcuni li ho letteralmente sciupati,
ed a ripensarci oggi, mi prenderei a schiaffi da solo.
Ricordo un meraviglioso Sub Mariner bicolore, che faceva parte dei regali destinati ai soci
del club dei Supereroi, che finì attaccato, per giunta storto, sotto un ripiano
in legno di non so più quale mobile. Per fortuna, quando ho voglia di
rivederlo, vado su ebay, dove c’è sempre qualche esemplare ancora in vendita.
Nella preadolescenza, forse in prima media, mi
venne il ghiribizzo di fare le cose in maniera più scientifica. Presi un
quaderno da scuola e cominciai ad incollare sia gli adesivi dei fumetti, sia
altri che via via mi capitavano per le mani. Ma siccome sin da allora le mie
velleità superavano di gran lunga le mie capacità, volli trasformare quel
quaderno in una sorta di archivio di bellezza e inserii anche poesie scelte
dalle antologia scolastica o suggerite dal fratello maggiore, e addirittura un
mio disegnino ad acquerello, di cui però non ricordo nemmeno il soggetto. In
ogni caso, il quaderno è andato perso.
Ho invece conservato diari / agende scolastiche di
tutti gli anni di liceo, e lì trovo adesivi di tutti i tipi; sia alcuni
commerciali del periodo, che testimoniano le mie idee dell’epoca (come questo
Pelikan con marchio del WWF, probabilmente rimediato in cartoleria),
sia altri di carattere più bambinesco, probabilmente
incollati via via che li ritrovavo tra i ricordi del passato; come questo Tex usato per una linea di jeans, che
deve essere abbastanza raro, dato che non si vede in vendita nemmeno su ebay.
O questo adesivo della Shado, probabilmente
apocrifo, ispirato ad una serie di telefilm intitolata UFO, che tanto successo ebbe tra i bambini ed i ragazzini degli
anni Settanta. Purtroppo con gli anni si è molto rovinato, ma lo mostro così
com’è, pagina dell’agenda compresa.
Naturalmente ognuno individua la superficie
ideale per l’incollaggio degli stickers; basta un giro sul web e si vedono auto come questa; ma confesso che
la cosa non mi ha mai particolarmente allettato.
In omaggio alla teoria filosofica dell’eterno
ritorno, credo elaborata dal signor Nietzsche,
qualche tempo fa ho deciso di far rivivere l’idea del quaderno da adesivi. Ne
ho comprato uno carino con superficie rigida, ed ho cominciato ad incollare
tutto quello che trovavo. Adesivi pubblicitari (oggi decisamente più rari che
in passato); adesivi a fumetti trovati qua e là; doppioni di figurine dei
calciatori raccolte in passato con mio figlio ormai grande.
Ammetto che un grande aiuto me lo ha dato un’amica
più giovane e moderna, che conosce nuove forme di approvvigionamento a me
ignote. Lei compra adesivi da un sito che si chiama Shein, che per pochi
spiccioli vende lotti anche di 50 sticker alla volta; un po’ me ne regala ed
ecco che il mio “non-album” cresce.
Ammetto anche che la situazione mi crea dubbi di
coscienza. Se mi capita tra le mani, magari su qualche bancarella, un vecchio
fumetto con adesivi in allegato, che fare? Lasciarlì lì per garantire l’integrità
collezionistica dell’albo? O staccarli per alimentare l’apposito quaderno e “godere”
del gesto magico dell’incollaggio? Vorrei dire che la soluzione migliore
sarebbe avere due copie di quel fumetto, una da conservare integra, l’altra da
sfruttare per le figurine e poi da buttare; ma così facendo sembrerei definitivamente matto. Facciamo finta
che non ho detto nulla.
Un’ ultima considerazione, che è anche un
ricordo. Ho scritto prima che il problema del supporto su cui incollare, si
pone per gli adesivi ma non per le figurine, destinate ad un album apposito.
Beh, non è sempre vero.
In occasione dei Mondiali di calcio del 2018 fu
dato ampio risalto alla notizia che un bambino brasiliano di otto anni, troppo
povero per completare l’album delle figurine Panini, aveva disegnato di suo
pugno 126 figurine delle 628, copiandole da quelle dei compagni di scuola ed
usando un quaderno di scuola per imitare l’album. Una storia a lieto fine,
sembra, poiché la Panini promise di regalare al piccolo Pedro Henrique Blaco Auruca un album completo.
Ebbene, anche io e mio fratello, nel campionato 1974-1975,
non riuscimmo a procurarci l’album (non ricordo perché, non avevamo problemi
economici così gravi in famiglia) ed incollammo le figurine che eravamo
riusciti a racimolare, su un normale quaderno di scuola. Questo reperto è
riaffiorato recentemente e ogni tanto me lo riguardo; nella sua sgangherata fantasia
infantile (in massima parte merito di mio fratello), ha un che di geniale.
Lasciamo perdere le figurine incollate due volte,
come Luigi Pogliana del Napoli.
Guardate invece la pagina degli scudetti di serie C. Nell’album sarebbero stati
ognuno al suo posto, ben distanziati, ma sul quaderno sono finiti letteralmente
l’uno addosso all’altro; e quella pagina tutta a sfondo argenteo (che in foto,
purtroppo, non rende l’idea), se oggi può apparire un po’ barocca, all’epoca mi
mandava letteralmente in sollucchero.
“Attaccami la spina”, cantava anni fa Jovanotti.
Io, ancora oggi, preferisco attaccare figurine e
adesivi.